L’AMIANTO, IL TERREMOTO E LA TUTELA DI CHI AIUTA

Sono passati due mesi dal terremoto che ha devastato il centro Italia e che ha fatto di Amatrice un simbolo. L’Italia della solidarietà si è movimentata attraverso i suoi centri di lavoro, primo tra tutti la Protezione Civile che insieme a molte spontanee formazioni di volontari hanno coordinato, gestito e affrontato la fase dell’emergenza. Quella interminabile fase che per i primi giorni contemplava lo spostare le macerie con le mani per alimentare la speranza di incontrare superstiti e continuare la tragica conta dei morti.

Ora quella fase è finita. Ora dobbiamo pensare a ricostruire e il Governo si è impegnato a farlo velocemente. La macchina è passata alla fase due che comprende:

  • fine della fase di demolizione laddove necessario
  • logistica delle macerie
  • bonifica dell’area dai rifiuti

Per poi passare alla svelta alla fase tre: Ricostruzione

E L’AMIANTO?

Ad Amatrice, ad Accumoli, ad Acquarata a Pescara del Tronto e nelle altre località colpite dal sisma c’era Amianto e ce n’era in quantità nelle costruzioni costruite dagli anni 40 a fine degli anni 80. Alcune di queste sono crollate e l’amianto è diventato maceria sprigionando tutto il suo potere mortale e contaminando chiunque gli stia eccessivamente vicino.

Lo Stato come sta gestendo questo problema?

Sembra che nella fretta questo problema non sia un problema.

Ecco forse la storia dell’Amianto del terremoto, della gestione dei rifiuti e della salute dei soccorritori:

Immediatamente dopo il sisma, la Protezione Civile, nell’ambito della caratterizzazione del campo delle operazioni contatta tutti gli enti superiori e tecnici per raccogliere informazioni e chiedere collaborazioni riguardo la gestione dei rischi e delle problematiche che i soccorritori avrebbero dovuto affrontare durante le azioni sul campo finalizzate alla bonifica per la ricostruzione.

Nell’ambito di queste richieste chiede ai Ministeri e agli enti anche precise collaborazioni nel redarre, seguire, gestire e sorvegliare appunto un protocollo unico per il rischio amianto.

Tutti gli enti, chi più specializzato chi meno hanno dato la disponibilità a procedere con la gestione del rischio amianto.

Ora per logica sarebbe stato evidente che la Protezione Civile avesse dovuto creare una Task Force sul rischio amianto formata da tutti gli enti specializzati, mantenendone il coordinamento operativo.

La logica però molte volte in Italia non vince e così il Capo del dipartimento della Protezione Civile , per tramite del Consiglio dei Ministri emette l’ordinanza 0394 ove dichiara di affidare l’incarico e di avvalersi del supporto tecnico e operativo di ISPRA ( Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e nello specifico scrive: “Per l’ individuazione dei materiali contenenti amianto, i soggetti deputati alla raccolta e al trasporto delle macerie non che quelli incaricati delle operazioni di recupero/smaltimento, si avvalgono del supporto tecnico e operativo di ISPRA e delle ASUL territorialmente competenti”.

Quindi tutto risolto? Si parte in sicurezza per la raccolta dell’amianto per non creare più danni e più morti tra i soccorritori (lavoratori dello stato) di quanti ne abbia fatti il terremoto?

Sembrerebbe proprio di no!

Perchè ISPRA che “forse” potrebbe avere un minimo di competenza tecnica sull’amianto, forse non eccelle per ruolo nella competenza dell’attuazione dei piani di bonifica demandata dallo stato solitamente a ad altri soggetti e perciò da subito chiede il supporto operativo per la fase di selezione e separazione di ASUL e ARPA locali che anch’esse non hanno ne personale qualificato per questo compito, ne sufficienti strumentazioni necessarie all’analisi in campo dei materiali contenti Amianto.

Viene messa in campo quindi una fase approssimativa che  sembrerebbe funzionare in maniera semplice quando devastante per la salute  dei soccorritori:
“Dalla vecchia mappatura eseguita dal Comune sui tetti in cemento amianto, laddove ci fosse, si sa che nella casa X c’è il tetto in amianto, e quindi per quella casa i rifiuti saranno classificati come di Amianto e depositati in un deposito “a parte” rispetto le normali macerie”.

Tralasciando che:

  • Le mappature , laddove presenti non sono mai complete e attendibili
  • Basandoci su questo sistema ci occupiamo solo del Cemento Amianto , dimenticandoci totalmente dei coibentanti dei collanti , del friabile da isolamento e di tutti gli altri materiali contenenti amianto.

Ciò che in questa prima fase sembra sia avvenuto è che ASUL, ARPA e ISPRA sembra abbiano ammesso alla Protezione Civile di non poter essere referenti operativi sul campo per la selezione e la raccolta dei materiali contenenti amianto perchè senza personale e senza strumentazioni qualificate.

Da qui la Protezione Civile sembrerebbe che abbia coinvolto il nucleo NCBR (Nucleare , chimico, batterriologico e radiologico) dei Vigili del Fuoco, demandando a loro il compito in una bizzarra architettura del disastro che vede, Sopraintendenza ISPRA ( ente non propriamente competente), coordinamento ASUL (anch’esse non propriamente istruite)  operatività NCBR ( Nucleo non propriamente competente e certamente non attrezzato nella gestione del rischio amianto) e responsabilità alle Regioni , che risultano quindi responsabili se pur tagliate fuori da ogni fase operativa.

Guardare, capire , selezionare l’amianto è un percorso che impone una formazione specifica e tecnologie avanzate che lo stato in alcuni suoi enti ha in abbondanza.

Questi enti se pur interpellati non sono stati neppure considerati dalla Protezione Civile che è entrata convinta imponendo processo e attori, non ultimo l’affidamento di tutta la gestione ( trasporto e stoccaggio) dei rifiuti a un impresa privata senza preventive analisi e autorizzazioni degli organi ispettivi competenti, che esistono,  per procedure interne al deposito, formazione del personale e analisi degli ambienti di stoccaggio dei detriti contenenti amianto.

La sensazione è che si voglia fare in fretta e che entro il 2018 la città risplenda ricostruita in vista di un ringraziamento (“elettorale”?) ma come dice il saggio
“La gatta frettolosa fece i gattini ciechi”.

E perciò oggi abbiamo i vigili del fuoco che in ambienti non confinati e non protetti vanno con le mani a selezionare i rifiuti di amianto e poi portano le loro belle e orgogliose tute e i loro guanti , i loro caschi i loro pantaloni e le loro magliette a lavare a casa dalla moglie.

Chi pagherà queste eventuali potenziali vittime del terremoto della fretta?

Ci auguriamo per quanto possa sembrare “banale” che i sindacati e enti come INAIL si oppongano in nome e per la tutela dei lavoratori e chiedano chiarimenti e protocolli chiari appunto per la tutela e la salute di quei soccorritori che da figli della fretta potrebbero diventare vittime di stato.

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