LO STUDIO DEL SAN, L’AMIANTO SMALTITO NEL 2019 E LE TENDENZE IN EPOCA 110%

Lo Sportello Amianto Nazionale presenta una sintesi incrociata tra i dati ISPRA e tutti i dati MUD per fornire un preciso quadro analitico dell’anno 2019 riferito allo smaltimento di rifiuti contenenti amianto (quanti ne abbiamo prodotti, di che tipologia, in che discariche sono finiti e quanti sono stati portati all’estero)

Il Trend conferma le precedenti ricerche del SAN : Il 110% aiuta i privati

In epoca di 110% noi dello Sportello Amianto Nazionale abbiamo da subito fornito precise indicazioni riguardo al beneficio che la norma ha dato in ambito di smaltimento amianto ed in occasione della pubblicazione a Dicembre 2020 del nostro studio “Dossier dello Sportello Amianto Nazionale, in Italia ancora 1.200.000.000 di metri quadrati di Amianto in Copertura; Ristrutturazioni 20 Miliardi investiti nel 2019. Ottima previsione per l’Ecobonus” documento introduttivo alla relazione del Centro studi della Camera dei Deputati, eravamo certi che le prospettive fossero confermate dai numeri riscontrati nello smaltimento di materiali contenenti Amianto incrociando i dati provenienti dai MUD e da ISPRA.

La situazione prevista rispetto quando a quanto l’ECOBONUS 110% abbia fatto da booster alle bonifiche si è cristallizzata nell’analisi che presentiamo dove a macchia di leopardo vediamo situazioni di grande effervescenza nelle bonifiche che coinvolgono i privati e staticità nelle bonifiche che riguardano il settore pubblico, decisamente più’ conservativo e meno temerario nel raggiungere la famosa buona pratica dell’Italia Amianto Zero.

Quindi ci troviamo di fronte dati che vedono  in calo di 24 mila tonnellate,  i quantitativi di materiali da costruzione contenenti amianto (codice EER 170605*) provenienti dalle bonifiche pubbliche mentre risultano stabili quelli costituiti da pietrisco per massicciate ferroviarie (codice EER 170507*) che viceversa sono frutto del programma di rinnovo di RFI derivante dalle ristrutturazioni “Alta velocità”, “100 Stazioni” e “1000 Stazioni” che coinvolge il rinnovo di gran parte della rete.

E mentre il pubblico rallenta nelle bonifiche se non appunto nei casi di alcune società private di partecipazione pubblica impegnate nel rinnovamento necessario delle infrastrutture come RFI, il privato dove “deve” accelera, come nel caso dell’Abruzzo che ha smaltito in gran parte dei rifiuti pericolosi di derivazione edile materiali da costruzione contenenti amianto (codice EER 170605*) evidentemente sfruttando “Sisma Bonus” e “110%” in una combo di rinnovamento del patrimonio abitativo ed industriale ancora compromesso dalle catastrofi che hanno visto la regione vittima e protagonista nel passato recente.

Nel complesso per l’anno 2019, in tutta Italia i materiali da costruzione contenenti amianto (170605*) smaltiti sono pari a 245 mila tonnellate e costiuiscono il 19,5% del totale dei rifiuti da demolizione e costruzione.

Nel 2019, i quantitativi di rifiuti del settore delle costruzioni e demolizioni (capitolo 17 dell’Elenco Europeo dei rifiuti) smaltiti in discarica sono pari a circa 3,2 milioni di tonnellate, di cui quasi 2,8 milioni di tonnellate di rifiuti non pericolosi e 398 mila tonnellate di rifiuti pericolosi per cui è evidente che lo smaltimento amianto con le sue 245 mila tonnellate ha giocato un ruolo da protagonista.

Le quantità afferenti a tale settore rappresentano il 26,4% dei rifiuti complessivamente smaltiti a livello nazionale secondo ISPRA e rispetto al 2018 che ha visto smaltito un complessivo di 2,4 milioni di tonnellate si osserva e si conferma un chiaro incremento del 29,1% (+713 mila tonnellate) attribuibile in gran parte agli incentivi che hanno agevolato le ristrutturazioni nel settore privato come previsto dallo studio dello Sportello Amianto Nazionale già l’anno scorso alla presentazione dello studio macroeconomico della Camera dei Deputati.

Sul globale, osservando e incrociando i dati di frazionamento e di distribuzione dei rifiuti smaltiti si evince come il 59,4% del totale dei rifiuti da costruzione e demolizione viene smaltito nelle discariche per rifiuti inerti, il 37,9% in quelle per rifiuti non pericolosi e il restante 2,7% nelle discariche per rifiuti pericolosi.

Secondo la nostra analisi dei dati per macroarea geografica (Fonti Ispra e MUD)  evidenzia che il 50% del totale (circa 1,6 milioni di tonnellate) è smaltito negli impianti localizzati nel Nord, il 16,5% (523 mila tonnellate) al Centro ed il 33,5% (pari a 1 milione di tonnelate) al Sud.

Un’attenzione particolare della nostra ricerca è dedicata al sistema di gestione del 2,7% di smaltimento dei rifiuti pericolosi che nello specifico non tutti vengono stoccati in discariche specifiche ad ospitare materiale “pericoloso”, ma l’84,4% è destinato a discariche per rifiuti non pericolosi e il restante 15,6% a discariche per rifiuti pericolosi.

Concentrandoci sui materiali da costruzione contenenti amianto, codice EER 170605*15 ( 245 mila tonnellate) circa il 61,5% del totale dei rifiuti pericolosi, è da osservare che nel 2019, le discariche operative che smaltiscono rifiuti contenenti amianto (RCA) sono 19 (15 per rifiuti non pericolosi e 4 per rifiuti pericolosi). Il numero totale degli impianti rimane invariato, rispetto al 2018; a livello di macro area, si evidenzia, 1 impianto operativo in più che potrà ospitare 700.000 Metri cubi di RCA compatto nel nuovo sito di Ferrera Erbognone in provincia di Pavia, mentre al Centro diminuisce ad 1 unità la regione Toscana.

Nello specifico poi possiamo osservare che i quantitativi di RCA smaltiti nell’anno 2019, sono pari a 249 mila tonnellate e rappresentano il 2,1% del totale avviato in discarica ed il 19,8% della quota dei rifiuti pericolosi.
Il 96% dei RCA viene smaltito in celle dedicate/monodedicate di discariche per rifiuti non pericolosi (239 mila tonnellate, 15 impianti), il restante 4% in discariche per rifiuti pericolosi (circa 10 mila tonnellate, 4 impianti).
Il quantitativo dei rifiuti costituiti da materiali da costruzione contenenti amianto (codice EER 170605*), pari a 245 mila tonnellate, rappresenta il 98,3% del totale smaltito. Il restante 1,7% (4.210 tonnellate) è costituito da altre tipologie di rifiuti contenenti amianto identificate dai codici dell’Elenco Europeo dei rifiuti 061304*, 101309*, 160111*, 160212*, e 170601*18. Il 77,1% del totale dei RCA smaltiti nel 2019 viene gestito al Nord (192 mila tonnellate), il 4,8% al Centro (circa 12 mila tonnellate), e il 18,1% al Sud (45 mila tonnellate).
Rispetto all’anno 2018 (226 mila tonnellate), si registra, per tali rifiuti, una flessione di circa 23 mila tonnellate (+10,2%).
L’analisi dei dati relativa alle macroaree geografiche, evidenzia un aumento delle quantità smaltite nel Nord (+20 mila tonnellate, pari al 11,3%). In questa macroarea, il maggiore incremento si rileva in Lombardia, dove le quantità smaltite passano da 77 mila tonnelate a 101 mila tonnellate (+31%, +24 mila tonnellate). In tale regione vengono smaltiti i quantitativi più rilevanti dei RCA che costituiscono il 40,7% del totale gestito a livello nazionale.
Anche il Friuli Venezia Giulia, dove le quantità di RCA smaltite (oltre 73 mila tonnellatee) costituiscono il 29,4% del totale nazionale, mostra, rispetto al 2018, una crescita pari al 2,4% (circa 1.800 tonnellate).

Il Piemonte, invece, mostra, rispetto all’anno precedente, una riduzione del 15,4% (-3 mila tonnellate).
Al Sud si osserva una leggera flessione delle quantità complessivamente smaltite di 652 tonnellate, pari all’1,4%, che interessa, in particolare, l’Abruzzo (-18,6%, -4 mila tonnellate) e in misura minore la Puglia (-31,8%, -7 tonnellate). Si registra, invece, un incremento di 3 mila tonnellate in Basilicata (+18,6%, + 3 mila tonnellate) e in Sardegna (+12,7%, +550 tonnellate).
Le regioni del Centro mostrano un aumento di 4 mila tonnellate, pari al 51,4%. Tale andamento si riscontra, in particolare, nella regione Toscana dove i quantitativi smaltiti passano da poco più di 4 mila tonnelate a circa 11 mila tonnellate (+6 mila tonnellate, +140,8%).

(LEGENDA DEI CODICI FER SMALTITI) 

Codice EER 061304*: rifiuti derivanti dai processi di lavorazione dell’amianto; Codice EER 101309*: rifiuti della fabbricazione di cemento-amianto, contenente amianto; Codice EER 160111*: pastiglie per freni, contenenti amianto; Codice EER 160212*: apparecchiature fuori uso, contenenti amianto in fibre libere; Codice EER 170601*: materiali isolanti, contenenti amianto

(COICI FER NON RIFIUTI CONTENENTI AMIANTO NON SMALTITI NEL 2019)

Codice EER 060701*: rifiuti dei processi elettrolitici, contenenti amianto; Codice EER 150111*: imballaggi metallici contenenti matrici solide porose pericolose (ad esempio amianto), compresi contenitori a pressione vuoti.

Come è riportato sotto in tabella, vediamo l’elenco delle discariche che hanno smaltito i rifiuti contenenti amianto nell’anno 2019 e le relative quantità. Per ogni impianto censito è riportato il quantitativo di rifiuti smaltiti, il volume autorizzato (mc) della cella dedicata/monodedicata e la capacità residua (mc) a fine anno, riferita alla sola cella dedicata/monodedicata. Al fine di acquisire maggiori informazioni sugli impianti di discarica che ricevono rifiuti contenenti amianto, ISPRA ha predisposto e somministrato ai gestori degli impianti un apposito questionario. Le informazioni richieste hanno riguardato, tra l’altro, il volume autorizzato delle celle dedicate allo smaltimento dei rifiuti di amianto e la relativa capacità residua al 31/12/2019.
Il volume autorizzato, fornito da 13 dei 19 impianti censiti, risulta pari a 3,5 milioni di metri cubi, mentre la capacità residua al 31/12/2019, disponibile per 10 dei 19 impianti, è pari a oltre 1,2 milioni di metri cubi. L’analisi dei dati non può, pertanto, ritenersi esaustiva ma fornisce, comunque, elementi utili a tracciare un quadro sulla capacità impiantistica dedicata allo smaltimento di questa tipologia di rifiuto. Nelle figure 2.8.20 e 2.8.21, sono riportate le quantità di RCA smaltite in discarica, nel biennio 2018 – 2019, rispettivamente per regione e per codice dell’Elenco Europeo dei rifiuti. Nella tabella 2.8.9 sono riportate, per ogni regione, le quantità di RCA prodotti dalla stessa regione in cui vengono smaltiti e quelli di proveneinza extra regionale. Il totale dei rifiuti smaltiti nella regione è pari a 102 mila tonnellate (40,9% del totale nazionale) e quelli extra regione sono pari a 147 mila tonnellate (59,1% del totale nazionale). Corerentemente con la maggiore concentrazione e di impianti operativi, le regioni che ricevono i quantitativi più rilevanti di RCA prodotti al di fuori delle stesse, sono localizzate al Nord del Paese. I flussi maggiori nel Friuli Venezia Giulia, che accoglie nel proprio territorio un quantitativo di circa 66 mila tonnellate (26,4% del totale nazionale), tra cui, circa 34 mila tonnellate provenienti dal Veneto e circa 14 mila tonnellate dall’Emilia Romagna. Segue la Lombardia che riceve circa 41 mila tonnellate di RCA (16,4% del totale), tra cui, circa 18 mila tonnellate dall’Emilia Romagna e circa 8 mila tonnellate dal Veneto.
La regione che, a causa della mancanza di impianti nel proprio territorio, avvia a smaltimento fuori regione le maggiori quantità di RCA è il Veneto (42 mila tonnellate, pari al 16,9% del totale). Segue l’Emilia Romagna con circa 34 mila tonnellate (13,5% del totale) a fronte di due discariche presenti nel proprio territorio che hanno una capacità residua ridotta.

ESPORTAZIONE : DOVE VANNO I RIFIUTI CONTENENTI AMIANTO ?

I rifiuti esportati in Germania sono prevalentemente rifiuti pericolosi, 512 mila tonnellate, di cui il 56,0% (circa 287 mila tonnellate) sono rifiuti appartenenti al capitolo 19 dell’Elenco europeo dei rifiuti, ovvero “rifiuti prodotti da impianti di trattamento dei rifiuti, impianti di trattamento delle acque reflue fuori sito nonché dalla potabilizzazione dell’acqua e dalla sua preparazione per uso industriale” e il 34,1% (circa 175 mila tonnellate) sono rifiuti del capitolo 17 “rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione”.
I rifiuti per l’estero del capitolo 19 sono costituiti prevalentemente da “miscugli di rifiuti contenenti almeno un rifiuto pericoloso” (codice 190204*) oltre 79 mila tonnellate, da “rifiuti stabilizzati/solidificati” afferenti al sub capitolo 1903, circa 75 mila tonnellate sono e da “residui di filtrazione prodotti dal trattamento dei fumi” (codice 190105*), pari a 53 mila tonnellate.
I rifiuti del capitolo 17 sono rappresentati per oltre 90 mila tonnellate da “pietrisco per massicciate ferroviarie” (codice 170507*), per oltre 25 mila tonnellate da “rifiuti di materiali da demolizione contenenti amianto” (codici 170601 e 170605) e per 20 mila tonnellate da “vetro, plastica e legno” (codice 170204*).
I rifiuti speciali non pericolosi esportati in Germania (oltre 308 mila tonnellate), sono costituiti principalmente da “plastica e gomma” (codice 191204) e da “carta e cartone” (codice 191201), entrambi con un quantitativo pari a 46 mila tonnellate.
Nel 2019, l’Austria importa circa 443 mila tonnellate (l’11,2% del totale esportato dall’Italia), costituite da 346 mila tonnellate di rifiuti non pericolosi e circa 97 mila tonnellate di pericolosi. Rispetto al 2018, si registra, nel complesso, un aumento di oltre 120 mila tonnellate, corrispondente al 37,3%. Dei rifiuti non pericolosi, 272 mila tonnellate sono “rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti” appartenenti al sub-capitolo 1912; i rifiuti pericolosi, invece, sono costituiti essenzialmente da “rifiuti combustibili solidi” (codice 190209), circa 33 mila tonnellate. La Francia importa dall’Italia, oltre 295 mila tonnellate, il 7,5% del totale esportato; rispetto al 2018, si evidenzia un aumento del quantitativo di 28 mila tonnellate, pari al 10,5% in più. In particolare, i rifiuti non pericolosi esportati in Francia, sono oltre 109 mila tonnellate, mentre quelli pericolosi sono oltre 186 mila tonnellate. Dei rifiuti non pericolosi, circa 45 mila tonnellate sono “scaglie di laminazione” (codice 100210), destinate al recupero di materia, e oltre 39 mila tonnellate sono “ceneri leggere di carbone” (codice 100102) destinate ai cementifici; detti rifiuti vengono utilizzati, in sostituzione della sabbia per la produzione dei materiali edili cementizi.
Il 72,2% dei rifiuti pericolosi è invece costituito da “miscugli di rifiuti contenenti almeno un rifiuto pericoloso” (codice 190204*), oltre 134 mila tonnellate.
Per quanto concerne l’esportazione in Cina, si conferma il trend in flessione, rispetto al 2018 circa 52 mila tonnellate in meno (- 49,3%); il quantitativo esportato in tale Paese nel 2019 è pari a 53 mila tonnellate, costituite esclusivamente da rifiuti non pericolosi. Si tratta prevalentemente di rifiuti di metallo, in particolare, metalli derivanti dalle operazioni di costruzione e demolizione (sub-capitolo 1704), 25 mila tonnellate e “metalli non ferrosi” (codice 191203), circa 14 mila tonnellate. I rifiuti di “plastica e gomma” (codice 191204), sono pari a 7 mila tonnellate e i rifiuti di “carta e cartone” (codice 191201) sono circa 4 mila tonnellate.

La tabella Successiva, riporta i dati relativi ai rifiuti speciali esportati dalle regioni italiane nel biennio 2018 – 2019.
La Lombardia si conferma la regione che esporta le maggiori quantità di rifiuti, nel 2019, circa 1,2 milioni di tonnellate, costituite per il 55,9% da rifiuti non pericolosi. Di questi ultimi, circa 399 mila tonnellate (corrispondenti al 59,9% dei rifiuti non pericolosi) appartengono al sub-capitolo 1912 dell’Elenco europeo dei rifiuti “rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti”; in particolare si tratta di “plastica e gomma” (codice 191204), 118 mila tonnellate, di “metalli non ferrosi” (codice 191203), circa 113 mila tonnellate e di “carta e cartone” (codice 191201), oltre 81 mila tonnellate. Tra i rifiuti non pericolosi, quelli appartenenti al capitolo 17 costituiscono l’8,6%, oltre 57 mila tonnellate e sono costituiti in prevalenza da “metalli” (sub capitolo 1704), oltre 33 mila tonnellate.
I rifiuti pericolosi sono, invece, costituiti essenzialmente da “miscugli di rifiuti contenenti almeno un rifiuto pericoloso” (codice 190204*), 198 mila tonnellate, da “fanghi prodotti da trattamenti chimico-fisici” (codice 190205*) 68 mila tonnellate e da “pietrisco per massicciate ferroviarie” (codice 170507*), 57 mila tonnellate. L’esportazione dei “rifiuti di materiali da demolizione contenenti amianto” (codici 170601 e 170605), è pari a circa 15 mila tonnellate, rispetto al 2018 (erano circa 44 mila tonnellate) si registra una flessione.
La regione Veneto esporta circa 613 mila tonnellate di rifiuti speciali, costituiti per il 71,3% da rifiuti non pericolosi, circa 437 mila tonnellate; in particolare, oltre 270 mila tonnellate, sono “rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti” (sub-capitolo 1912), circa 78 mila tonnellate sono i “rifiuti prodotti da centrali termiche ed altri impianti termici” (capitolo 10), destinati al recupero di materia. I rifiuti pericolosi, circa 176 mila tonnellate, sono costituiti principalmente da “terra e rocce” (codice 170503*) oltre 43 mila tonnellate, da “rifiuti combustibili solidi” (codice 190209*) 34 mila tonnellate e da“miscugli di rifiuti” (codice 190204*) oltre 28 mila tonnellate. Significative quantità sono esportate anche, dal Friuli Venezia Giulia, dalla Campania e dall’Emilia Romagna, rispettivamente circa 374 mila tonnellate, 318 mila tonnellate e circa 295 mila tonnellate.
Il Friuli Venezia Giulia esporta quasi esclusivamente rifiuti non pericolosi, il 94,1% del totale esportato dalla regione, costituiti in particolar modo da “rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti” (sub-capitolo 1912), circa 236 mila tonnellate, e da “scaglie di laminazione” (codice 100210), oltre 56 mila tonnellate.
Anche la Campania esporta essenzialmente rifiuti non pericolosi, il 95,2% del totale, costituiti prevalentemente da “rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti” (sub-capitolo 1912), circa 258 mila tonnellate; si tratta perlopiù di “altri rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti” (codice 191212) circa 180 mila tonnellate, destinate in Portogallo per essere smaltite in discarica, e di “plastica e gomma” (codice 191204), circa 69 mila tonnellate, recuperate principalmente sotto forma di materia.
L’Emilia Romagna esporta, invece, circa 295 mila tonnellate, costituite prevalentemente da “plastica e gomma” (codice 191204), circa 67 mila tonnellate e da “rifiuti contrassegnati come pericolosi” (codice 190304*), circa 32 mila tonnellate.

CONCENTRIAMOCI SULL’AMIANTO

Introduzione Nel presente paragrafo sono illustrati i dati dei rifiuti contenenti amianto relativi all’anno 2019.
Con tale denominazione – amianto o asbesto – si indica un minerale a base di silicati della famiglia del serpentino e degli anfiboli. In natura si trovano varie specie mineralogiche, si evidenziano in particolare il crisotilo, l’amosite (grunerite d’amianto), la crocidolite, il tremolite d’amianto, l’antofillite d’amianto e infine l’actinolite d’amianto.
La particolare attenzione riservata a tale materiale ed in particolare ai rifiuti che lo contengono discende dalla pericolosità, ormai da tempo accertata, per la salute dell’uomo. Infatti, l’amianto ha la peculiarità di rilasciare fibre che, se inalate, possono provocare gravi ed irreversibili patologie a carico dell’apparato respiratorio e delle membrane sierose (mesoteliomi).
Attraverso la legge 257/92, il nostro Paese ha disposto la cessazione definitiva dell’impiego dell’amianto, nonché la riconversione delle imprese del settore. Conseguentemente i rifiuti che lo contengono provengono esclusivamente dalle attività di rimozione e bonifica dell’amianto.
In particolare, si evidenziano i settori in cui si è fatto largo utilizzo dell’amianto: l’industria:

  • come isolante termico in cicli industriali (es. centrali termiche, industria chimica);
  • come isolante termico in impianti (es. frigoriferi e di condizionamento); • come materiale di coibentazione di carrozze ferroviarie, autobus e navi;
  • nelle coperture sottoforma di lastre piane o ondulate;
  • in molti manufatti quali tubazioni, serbatoi, canne fumarie;
  • nei pannelli per controsoffittature;
  • nei tessuti ignifughi per arredamento (es. tendaggi, tappezzerie);
  • nei tessuti per abbigliamento (es. giacche, pantaloni, stivali).
  • in alcuni elettrodomestici (es. forni, stufe, ferri da stiro);

In Italia, dal punto di vista normativo, il problema dell’amianto è affrontato per la prima volta con il decreto legislativo n. 277 del 1991, attuativo delle direttive 80/1107/CEE, 82/605/CEE, 83/447/CEE, 86/188/CEE e 88/642/CEE in materia di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizioni durante il lavoro ad agenti chimici, fisici e biologici. Il decreto legislativo stabiliva anche, la soglia di pericolo e il valore limite all’esposizione.
Nel 1992 è intervenuta la legge 257 che ha messo al bando l’utilizzo dell’amianto.
Il DM 18 marzo 2003, n. 101, stabilisce che, le Regioni e le Province autonome devono effettuare la mappatura completa della presenza di amianto. La mappatura consta di due fasi: la prima di individuazione e delimitazione dei siti caratterizzati dalla presenza di amianto nell’ambiente naturale o costruito e la seconda di selezione di quei siti, nei quali sono necessari interventi di bonifica urgenti.
I risultati della mappatura devono essere trasmessi al Ministero della Transizione Ecologica che detiene la mappatura completa nazionale.
A tal fine con apposita convenzione con il Ministero, INAIL ha predisposto una Banca Dati Amianto da cui risultano circa 108.000 siti interessati dalla presenza di amianto. INAIL rappresenta una non copertura omogenea del territorio nazionale e che i dati raccolti necessitano di ulteriori verifiche in quanto le regioni hanno utilizzato nella raccolta dei dati criteri diversi.
La piena attuazione delle disposizioni in materia di amianto consentirà, tra l’altro, di quantificare i potenziali volumi di rifiuti derivanti dalla demolizione di manufatti pubblici e privati da gestire. Tale previsione è quanto mai indispensabile, anche al fine di evitare eventuali fasi emergenziali per la gestione di tali rifiuti.

Di seguito vengono esaminati i dati relativi ai rifiuti pericolosi contenenti amianto, contraddistinti dai seguenti codici dell’Elenco Europeo dei Rifiuti:

  • • 150111* -imballaggi metallici contenenti matrici solide pericolose (ad esempio amianto), compresi i contenitori a pressione vuoti;
  • 160111* -pastiglie per freni, contenenti amianto;
  • 160212* -apparecchiature fuori uso, contenenti amianto in fibre libere;
  • 170601* -materiali isolanti contenenti amianto;
  • 170605* -materiali da costruzione contenenti amianto.
Analisi dei dati

Nel 2019, i rifiuti contenenti amianto prodotti in Italia sono pari a 271 mila tonnellate. Come mostra la tabella 3.1.1, la quantità più rilevante è rappresentata dai rifiuti da materiali da costruzione contenenti amianto (EER 170605), che costituiscono il 95,7% del totale prodotto, i materiali isolanti contenenti amianto (EER 170601) rappresentano il 3,4%. La quantità restante, lo 0,9%, è costituita, invece, da: imballaggi metallici contenenti amianto (EER 150111), pastiglie per freni contenenti amianto (EER 160101) e apparecchiature fuori uso contenenti amianto in fibre libere (EER 160212).
Nel 2019, si conferma il trend decrescente del quantitativo prodotto, infatti, rispetto al 2018, si assiste a una diminuzione di 56 mila tonnellate, pari al 17,1%.
La Lombardia rimane la regione con il maggior quantitativo di rifiuti contenenti amianto prodotti, quasi 76 mila tonnellate, il 27,9% della produzione nazionale; tali rifiuti in particolare sono costituiti per il 95,7% da materiali da costruzione contenenti amianto (EER 170605) e per il 2,8% da materiali isolanti contenenti amianto (EER 170601). Le altre regioni che contribuiscono in modo rilevante alla produzione dei rifiuti di amianto sono il Veneto (49 mila tonnellate), l’Emilia-Romagna (37 mila tonnellate) e il Piemonte (24 mila tonnellate).

I rifiuti di amianto complessivamente gestiti sono 275 mila tonnellate; rispetto all’anno 2018 si assiste ad un aumento del 4,7%. Alle 275 mila tonnellate vanno aggiunte circa 28 mila tonnellate che sono esportate per essere smaltite, pari a un totale di circa 303 mila tonnellate.
Tenuto conto delle quantità rilevanti dei rifiuti da materiali da costruzione contenenti amianto (figura 3.1.4), si è ritenuto opportuno esaminare separatamente questa tipologia di rifiuto che, nel 2019, rappresenta il 96,9% del totale dei rifiuti contenti amianto complessivamente gestiti. In figura, per completezza, sono riportati anche i quantitativi delle altre tipologie di rifiuti di amianto.

L’analisi dei dati relativi alla gestione dei soli rifiuti da materiali da costruzione contenenti amianto (EER 170605) mostra che questi vengono quasi unicamente smaltiti in discarica.
In particolare, la quantità complessivamente smaltita in discarica è pari a 245 mila tonnellate, circa 21 mila tonnellate in più rispetto al 2018 (tabella 3.1.2).
La tabella 3.1.3 mostra, invece, le quantità avviate a trattamento fisico-chimico (D9), raggruppamento preliminare (D13), ricondizionamento preliminare (D14), nonché i quantitativi rimasti in giacenza nell’anno di riferimento (D15), sia presso gli impianti di gestione che presso i produttori, per avviarli allo smaltimento nell’anno successivo.

Nella tabella successiva sono riportate le quantità delle diverse tipologie di rifiuti smaltite in discarica nel triennio 2017 – 2019. Come già evidenziato, è prevalente la quota costituita dai rifiuti da materiali da costruzione contenenti amianto (EER 170605) che, nel 2019, rappresentano il 98,3% del totale dei RCA smaltiti in discarica, +9,3% rispetto al 2018. In figura 3.1.6 si riporta il confronto dei quantitativi smaltiti in discarica nel triennio 2017-2019, con il dettaglio regionale. L’analisi dei dati del 2019 mostra che, il Friuli-Venezia Giulia e l’Abruzzo sono le regioni che presentano il maggior quantitativo di rifiuti di amianto smaltiti in discarica, oltre rispettivamente 101 mila tonnellate e 73 mila tonnellate. Rispetto al 2018, si rileva un notevole aumento, pari al 206%, in Abruzzo e un aumento del 41,5% in Friuli-Venezia Giulia. Infine, si evidenzia in Lombardia una diminuzione del 78,9%. Per completezza di informazioni, nel 2019, si segnala lo smaltimento, in una discarica localizzata in Piemonte, di 1 tonnellata di “rifiuti della lavorazione dell’amianto” (EER 061304*) e 28 tonnellate di “rifiuti della fabbricazione di amianto cemento” (EER 101309*).

Infine, sono state analizzate le quantità di rifiuti contenenti amianto esportate.
In tabella 3.1.7 sono riportati i quantitativi esportati nell’anno 2019, nel complesso circa 28 mila tonnellate, destinate allo smaltimento in discarica.
Si conferma il trend in flessione, rispetto al 2018 (-69 mila tonnellate), pari al 59,9%. La quasi totalità dei rifiuti di amianto esportati pari a circa 26 mila tonnellate è destinata in Germania, una quota residuale pari a 1.691 tonnellate è destinata in Spagna.
I rifiuti esportati sono essenzialmente costituiti da materiali da costruzione contenenti amianto (EER 170605), 23 mila tonnellate.
Come mostra la tabella 3.1.8. le regioni che esportano maggiormente i rifiuti di amianto sono la Lombardia e il Veneto, rispettivamente, circa 16 mila tonnellate e oltre 2 mila tonnellate.

In conclusione di questo studio analitico condotto dallo Sportello Amianto Nazionale grazie alla collaborazione di autorevoli fonti quali ISPRA e i MUD, possiamo con certezza riscontrare quanto incrociando i dati con la precedente ricerca condotta in apertura dello studio economico della Camera dei deputati sempre da noi dello Sportello Amianto Nazionale, se pur la situazione resta drammatica e il quadro descritto propende a pensare che il 1.200.000.000 di metri quadrati di Amianto, sommato ai rifiuti antropici sia di matrice compatta all’interno degli edifici , sia al friabile, costituiscono ancora un grave pericolo per la salute dei cittadini, le recenti politiche di incentivazione all’edilizia hanno dimostrato di poter dare una grande accelerata al processo di prevenzione primaria che per noi dello Sportello Amianto Nazionale, consiste nella bonifica del territorio, elemento fondamentale per un Italia Amianto Zero, descritto sin dalla lontana 257 del 1992

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