Inertizzazione dell’amianto: dall’eccellenza italiana alla sfida industriale

Il primo convegno Tecnico Scientifico Italiano sull’inertizzazione, organizzato dallo Sportello Amianto Nazionale al RemTech Expo, lancia l’apertura di un cantiere interistituzionale permanente del “come” farla davvero

Ferrara, RemTech Expo — Mercoledì 17 settembre 2025, ore 9:30–13:00, Space Room – Pad. 5.

È qui che lo Sportello Amianto Nazionale (SAN) apre i lavori del primo tavolo tecnico permanente, multidisciplinare e interistituzionale dedicato all’inertizzazione dell’amianto: un confronto stabile tra detentori di brevetti, industria, mondo accademico e istituzioni per scrivere, finalmente, regole chiare e praticabili per mettere in esercizio impianti sicuri sul territorio.

A promuoverlo è il Patron del SAN, Fabrizio Protti, che ha incaricato dell’organizzazione un Comitato scientifico guidato da due figure di riferimento della ricerca italiana in materia: il prof. Alessandro F. Gualtieri e la prof.ssa Cristina Leonelli.

Per questo importantissimo evento nell’evento, sono previsti i saluti istituzionali dell’On. Vannia Gava, Viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica; del Parlamento europeo, presente con l’On. Anna Maria Cisint; del presidente di ANVUR, il Magnifico Rettore prof. Antonio Felice Uricchio; e della “madrina” di RemTech, Silvia Paparella.

Il quadro internazionale: tecnologie mature, impianti che funzionano

Nel mondo, l’inertizzazione, per rendere innocuo l’amianto trasformandone la struttura cristallina, eliminando le fibre e consentendo il riuso dei prodotti di reazione (vetroceramiche, aggregati, geopolimeri), è da anni una solida realtà. La Francia fa scuola con impianti industriali operativi da oltre vent’anni che vetrificano rifiuti contenenti amianto.

L’Italia: ricerca d’avanguardia, brevetti e piloti… ma industria ferma

Sul piano scientifico e brevettuale l’Italia è all’avanguardia, con più di 27 brevetti depositati negli anni, confermando che la nostra ricerca e sviluppo è, come spesso accade, la più creativa e performante al mondo.

Ma l’Italia, in questi ultimi trent’anni, grazie anche a un’industria coraggiosa pronta a investire, non ha sviluppato solo carta, ma prototipi e impianti pilota che sono apparsi in diversi progetti nazionali e che hanno anche riscontrato, a volte, la collaborazione di regioni e province, e concluso sperimentazioni pilota in siti di bonifica. Impianti pilota mobili, linee sperimentali dotate di sistemi di abbattimento emissioni, più volte controverse e senza mai stimolare un concreto dibattito con il coinvolgimento dello Stato centrale, che certamente deve avere parola per determinare processi sicuri, metriche e caratteristiche di performance. Perciò, per questo sistema di incertezza decisionale e normativa attorno a impianti strategici che trattano rifiuti pericolosi inertizzandoli, rendendoli innocui e creando la reale opportunità di inserirli nel ciclo dell’End-of-Waste, l’industria non si è più sentita confidente nell’investire in Italia; le popolazioni sono confuse sulla reale efficacia e sulla pericolosità delle lavorazioni e queste soluzioni non hanno ancora trovato sbocco industriale stabile in Italia.

Il paradosso italiano: discarica unica via autorizzata di fatto, impianti scarsi, export caro e rischioso

Nel nostro Paese, oggi, la gestione dei RCA è quasi totalmente in discarica: secondo ISPRA, il 94% finisce in smaltimento e quote significative sono esportate all’estero (nel 2020: ~8.000 t, soprattutto verso Germania, poi Spagna e Francia), con costi elevati e impatti ambientali legati ai lunghi trasferimenti su gomma. È un modello costoso, logistico-dipendente e non in linea con i principi dell’economia circolare. Anche in questo caso è una situazione che crea non pochi disagi ai cittadini, che vedono i costi lievitare, agli operatori della bonifica che gestiscono pratiche complicate e costose per l’importazione; e tutto ciò nel paradosso che, seppur la discarica resti l’unico metodo consentito, gli impianti autorizzati scarseggiano e lo Stato centrale, dal 2000 a oggi, non ha mai più affrontato strategicamente la strutturazione di un piano discariche che garantisca sicurezza, convenienza e performance.

Questa situazione non dipende dalla mancanza di conoscenza tecnica, ma da un vuoto regolatorio-procedurale stratificato in trent’anni: autorizzazioni incerte, assenza di linee guida operative che tutti i governi succedutisi non hanno saputo implementare.

Una carenza strategica determinante che, secondo il Patron dello Sportello Amianto Nazionale, il Comm. Fabrizio Protti, dimostra l’inefficacia di un management che per 33 anni ha occupato posti strategici nei ministeri e negli enti di riferimento.

La logica e la concretezza non hanno più tempo e devono andare di pari passo per risolvere il problema, visto che abbiamo ancora sul territorio più di 30 milioni di tonnellate di amianto e, secondo una nostra ricerca come Sportello Amianto Nazionale con mappatura satellitare di 24.000 kmq di superficie, solo di lastre di eternit abbiamo un’eredità non smaltita di 1.200.000.000 di Mq. Perciò il mio stimolo è di ragionare per obiettivi, come si ragiona quando si fa concretezza, e studiare e attuare un piano discariche subito, come obiettivo nel breve termine, e una legge e regolamenti attuativi e di sicurezza, metrica e performance sugli stabilimenti di inertizzazione come obiettivo nel medio termine (max 2 anni). Solo così saremo al passo con l’Europa e solo così sapremo accelerare nella prevenzione primaria con logiche di performance e di abbattimento dei costi a favore dei cittadini in massima sicurezza. Dichiara Fabrizio Protti.

Perché questo convegno segna il passo del futuro

Lo Sportello Amianto Nazionale, associazione di protezione ambientale riconosciuta dal MASE (DM n. 166/2025), si propone, in piena legittimità da quanto decretato dallo Stato, con il ruolo di coordinatore operativo per costruire sinergia tra enti e una roadmap attuativa: standard di sicurezza per lavoratori e comunità, criteri prestazionali per i processi, modelli autorizzativi chiari e replicabili, sbocchi di mercato per i materiali post-trattamento.

Il convegno è, di fatto, l’avvio di un tavolo tecnico permanente che potrà raccogliere:

  • Detentori di brevetti e tecnologie;

  • Industrie interessate a investire in impianti e filiere di riciclo;

  • Università italiane;

  • Presidenza del Consiglio;

  • Ministeri;

  • Regioni;

  • Istituzioni nazionali;

  • Istituzioni europee.

Tutti insieme per scrivere le regole e aprire impianti in sicurezza, senza ulteriori ambiguità.

Obiettivo: trasformare un dramma in valore

L’inertizzazione cancella la pericolosità dell’amianto all’origine, cambiandone la struttura, e abilita nuove catene del valore: prodotti vetro-ceramici, filler per laterizi e calcestruzzi, materiali per geopolimeri. Significa riduzione dei conferimenti in discarica, taglio delle emissioni da trasporto, nuova occupazione qualificata e ricerca che diventa impresa. L’Italia ha tecnologie, brevetti e competenze e non è seconda a nessuno, tantomeno ai nostri vicini d’Oltralpe; manca il passo industriale. Conclude Protti.

Informazioni utili

Titolo sessione: Inertizzazione amianto: metodi, sviluppi e soluzioni (Evento a cura di Sportello Amianto Nazionale)

Quando e dove: mercoledì 17 settembre 2025, ore 9:30–13:00, Space Room – Pad. 5, RemTech Expo, Ferrara Fiere.

RemTech Expo 2025 si svolge dal 17 al 19 settembre presso il polo fieristico Ferrara EXPO

Lo Sportello Amianto Nazionale chiama a raccolta tecnici, imprese, amministrazioni e regolatori: portate brevetti, dati, proposte, mettetele sul tavolo. L’obiettivo non è “se” ma “come” aprire impianti in Italia, a parità di sicurezza per lavoratori e cittadini, come già accade altrove. Il dibattito permanente che nasce a RemTech, sotto il coordinamento dello Sportello Amianto Nazionale, vuole essere il punto di non ritorno: dalle parole alle regole e dalle regole ai fatti.

Locandina dell’evento:

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