2024 Ipocrisia sull’Amianto: Produzione, Esportazione e Contraddizioni Globali
L’industria dell’amianto ha una lunga storia di contraddizioni e comportamenti ipocriti, caratterizzati da paesi produttori che, da un lato, elogiano i benefici di questo “minerale magico”, ma dall’altro evitano il suo uso nei propri confini. Questo comportamento è stato osservato per la prima volta in Canada, e poi in altri grandi produttori come Russia, Kazakistan, Brasile e Cina. Nonostante i pericoli noti, questi paesi continuano a esportare grandi quantità di amianto, come a voler sfruttare sino all’ultimo grammo le riserve naturali di un materiale che sanno essere pericoloso, e percio’ adottano politiche di marketing aggressivo e teorie ipocrite, non per vendere all’interno dei confini ma a nazioni meno regolamentate, senza adottare le misure di sicurezza internazionali..
Il Caso del Canada: Esportare Ciò che Non Si Usa
Nel 1997, il Canada si è opposto con forza al divieto francese sull’amianto, contestando la decisione presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). Paradossalmente, mentre i diplomatici e gli avvocati canadesi difendevano l’amianto in Europa, il Canada stesso stava già riducendo il suo uso interno. Durante la disputa legale con la Francia, che è durata dal 1998 al 2001, il Canada ha esportato 8.000 tonnellate di amianto in più rispetto alla sua produzione interna. Questo dimostra come il paese preferisse esportare ciò che considerava troppo pericoloso per essere usato sul proprio territorio.
La Russia e il Kazakistan: Difensori dell’Amianto a Livello Globale
Con l’uscita del Canada dalla scena dell’amianto nel 1998, la Russia e il Kazakistan sono diventati i principali esportatori di questo materiale. Entrambi i paesi hanno difeso strenuamente l’uso “sicuro” dell’amianto, sostenendo che, se impiegato in condizioni controllate, non presenta rischi per la salute. Tuttavia, questa posizione è largamente smentita dalla comunità scientifica, che ha dimostrato come l’esposizione all’amianto, anche a livelli relativamente bassi, può portare a malattie mortali come l’asbestosi e il mesotelioma .
La situazione in Ucraina esemplifica le pressioni esercitate dai produttori di amianto. Nonostante la sua indipendenza politica, l’Ucraina è stata per anni soggetta all’influenza della Russia e del Kazakistan, che hanno fatto pressione sul governo ucraino per evitare un divieto sull’amianto. Tuttavia, nel 2023, durante la guerra con la Russia, l’Ucraina ha finalmente approvato una legge per vietare l’uso di questo materiale pericoloso, dimostrando coerenza e allontanando la sudditanza economica.
Cina: Un Produttore e Consumatore Contraddittorio
La Cina rappresenta un caso particolarmente interessante poiché non è solo un grande produttore di amianto, ma anche un consumatore e un esportatore. Mentre la produzione interna è diminuita dal 2012 al 2022, passando da 320.000 tonnellate a 130.000 tonnellate l’anno, la Cina continua a utilizzare l’amianto nei settori industriali, anche se in misura ridotta. Nel 2012, il governo cinese ha introdotto alcune restrizioni, vietando l’uso di amianto in materiali da costruzione come rivestimenti e pareti .
Ciononostante, la Cina continua a esportare grandi quantità di amianto verso paesi in Africa e Asia, dimostrando un comportamento simile a quello adottato dal Canada decenni fa: limitare l’uso interno mentre si sfruttano le opportunità di mercato all’estero. I casi di cancro ai polmoni causati dall’esposizione all’amianto continuano a crescere in Cina, facendo del paese il centro di un’epidemia di malattie legate all’amianto, nonostante le restrizioni in alcuni settori .
Ipocrisia a Livello Globale
I comportamenti ipocriti legati all’industria dell’amianto sono evidenti in ogni parte del mondo. I paesi produttori, consapevoli dei pericoli per la salute, riducono progressivamente l’uso interno del materiale mentre ne aumentano l’esportazione verso nazioni che non hanno ancora implementato divieti rigorosi. Le strategie di marketing delle aziende produttrici di amianto sono progettate per confondere e rassicurare, presentando l’amianto crisotilo come meno pericoloso rispetto ad altre forme di amianto, nonostante le prove scientifiche dimostrino il contrario.
L’industria dell’amianto, che si è evoluta grazie a una combinazione di lobbying aggressivo e disinformazione, continua a prosperare nelle regioni in cui le normative sono deboli o inesistenti. Tuttavia, il crescente numero di divieti a livello globale potrebbe finalmente costringere paesi come la Russia e la Cina a rivalutare la loro posizione. Se il mercato internazionale per l’amianto continuerà a restringersi, sarà solo una questione di tempo prima che le miniere di amianto in questi paesi chiudano definitivamente.
La storia dell’industria dell’amianto è una storia dove l’etica non sembra essere di casa e regna l’ipocrisia strategica ipocrisia, in cui i profitti sono stati messi prima della salute pubblica. Paesi come Russia, Kazakistan, Canada e Cina hanno dimostrato di essere disposti a esportare questo materiale mortale mentre ne limitano l’uso nei propri confini. Il tempo dirà se l’industria dell’amianto potrà continuare a operare in questo modo, ma una cosa è certa: la domanda globale sta diminuendo, e presto i produttori si troveranno senza mercati a cui vendere.
E i prodotti finiti provenienti da quei paesi? Abbiamo garanzie?
La Cina, come abbiamo osservato, sfrutta mercati non regolamentati in Asia e Africa per vendere amianto puro, ma il problema si estende ben oltre. Molti prodotti contenenti amianto, come pastiglie dei freni, utensili industriali, materiali per l’isolamento e persino cosmetici a base di talco contaminato, continuano a infiltrarsi nei mercati europei attraverso vie commerciali globali.
L’automotive è uno dei settori più problematici. Sebbene in Europa l’uso di amianto nei freni sia stato vietato da tempo, importazioni di pastiglie dei freni a basso costo provenienti da paesi come la Cina e l’India continuano a raggiungere i mercati europei senza etichette che indichino la presenza di amianto. Questo espone inconsapevolmente i meccanici e gli automobilisti a gravi rischi per la salute.
Un altro caso riguarda l’uso del talco nei cosmetici, che può essere contaminato da fibre di amianto, rappresentando un rischio diretto per i consumatori. In paesi come gli Stati Uniti, le normative stanno finalmente cercando di limitare l’uso del talco contaminato, ma in Europa i controlli sui cosmetici importati rimangono insufficienti, consentendo la circolazione di prodotti pericolosi.
L’infiltrazione di questi materiali sui mercati europei mette in luce la necessità di controlli doganali più rigidi e di una normativa internazionale unificata. L’amianto, infatti, non scompare semplicemente con il divieto di produzione e uso: continua a entrare attraverso i prodotti finiti, eludendo le regolamentazioni locali.
Insomma la strada della risoluzione sembra caotica ed e’ certamente ancora molto lunga. Proteggersi dal rischio amplificando la conoscenza rimane probabilmente per ora la prima ed unica arma di autodifesa.
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